L’individuazione e la tutela dei dati è sempre più centrale nel dibattito attuale come abbiamo avuto modo di vedere con l’attuazione del Reg. UE n. 679/2016 – c.d. GDPR – relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati. Tuttavia l’intenzione del legislatore europeo non è stata esclusivamente quella di tutelare maggiormente il diritto alla protezione dei dati personali, ma più in generale quella di fornire una tutela contrattuale e giudiziale (in caso di utilizzo illecito) dei dati nella loro generalità, ivi compresi quindi i dati aziendali, da qualificarsi come know-how aziendale (oppure come informazioni segrete),il quale è stato appunto oggetto di una profonda revisione con il D.Lgs n. 63/2018 che ha attuato nel nostro Paese la Dir. UE n. 943/2016.
Costituiscono oggetto di tutela le informazioni aziendali e le esperienze tecnico-industriali, comprese quelle commerciali, soggette al legittimo controllo del detentore, ove tali informazioni:
a) siano segrete, nel senso che non siano nel loro insieme o nella precisa configurazione e combinazione dei loro elementi generalmente note o facilmente accessibili agli esperti ed agli operatori del settore;
b) abbiano valore economico in quanto segrete;
c) siano sottoposte, da parte delle persone al cui legittimo controllo sono soggette, a misure da ritenersi ragionevolmente adeguate a mantenerle segrete.
Dal disposto dell’art. 98 del Codice della Proprietà Industriale, sopra menzionato, si desume come il legislatore non abbia voluto fornire una definizione tassativa di ciò che rientra nell’ampia nozione di know-how, preferendo lasciare all’interprete e in particolar modo alla prassi giurisprudenziale l’individuazione di ciò che lì vi rientra; tale nozione può essere definita quale complesso di conoscenze ed esperienze alla base di un particolare processo oppure di una determinata fase di produzione industriale-artigianale, ricavata dall’esperienza e dalla ricerca attuata internamente all’azienda (R&D), che molto spesso costituisce il vero vantaggio competitivo rispetto agli altri concorrenti presenti nel mercato. Vi rientrano a pieno titolo le informazioni relative a prodotti o procedimenti utilizzati nella produzione industriale, la modulistica e le procedure aziendali per ottenere certificazioni ISO 9001 per il miglioramento dell’organizzazione societaria, liste clienti e fornitori, nonché liste di indirizzi di prospect, le analisi di mercato/demoscopiche, strategie di marketing, modalità di determinazione dei prezzi e degli sconti, i business methods, ecc..
E’ dunque facilmente intuibile che il know-how rappresenta un vero e proprio valore economico per l’impresa, al pari di altri elementi tangibili quali le strutture e gli impianti oppure di altri valori intangibili quali i brevetti, i marchi, i disegni e i modelli, che a differenza delle informazioni riservate sono diritti titolati la cui esclusiva è garantita da un’autorità amministrativa.
Il know-how avendo un suo specifico valore fintantoché rimane segreto e non viene divulgato a terzi, implica che l’attenzione della società debba essere rivolta non solo alla implementazione di misure tecniche di protezione (ad es. un sistema di criptazione volto a preservare le informazioni segrete da indebite appropriazioni e/o divulgazioni) ma anche alla predisposizione di misure contrattuali e regolatorie, che siano volte in primo luogo ad individuare il know-how e a regolarne l’utilizzo da parte delle figure che ne hanno accesso nei limiti delle loro finalità.
D’altra parte il confronto quotidiano con la realtà imprenditoriale, ci evidenzia che questo asset è spesso privo di una seppur minima identificazione, rimanendo per lo più custodito dagli addetti alla produzione o da precise figure aziendali (quali ad esempio, capi reparto, responsabili di produzione, ecc.) e quindi esposto a possibili divulgazioni e/o appropriazioni indebite.
L’individuazione del know-how, come asset IP che presenta un suo reale valore economico, è il primo passo al fine di una adeguata tutela e valorizzazione economica anche nel bilancio aziendale quale voce rientrante nelle immobilizzazioni immateriali. Si ricorda infatti che con la legge finanziaria del 2006 i diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno, dei brevetti industriali, del know-how, il limite massimo della quota di ammortamento deducibile dei relativi costi è stato incrementato da un terzo al 50% (art. 37 co. 45, del D.L. 4.7.2006, n. 223 ).
Allo stesso modo, l’asset di bilancio potrà essere l’elemento portante delle strategie di espansione e business planning, potendo essere valutabile anche in sede di reperimento di fondi e finanziamenti oltre che in sede di espansione del business (ad es. joint venture e rapporti di ricerca e sviluppo). Inoltre quale asset avente un proprio valore economico potrà incidere positivamente nella determinazione del valore in un’operazione di acquisizione e fusione societaria (M&A – Merger and Acquisition).
Inoltre, la consapevolezza che il know-how aziendale – quale asset economicamente valutabile (e perciò da proteggere ed incentivare) – ha acquisito un enorme valore si desume in particolare dalle misure di agevolazione fiscale approvate negli ultimi anni; mi riferisco in particolare al regime opzionale del Patent Box che prevede un regime di tassazione fortemente agevolato per i redditi d’impresa derivanti dall’utilizzo di software protetto da copyright, di brevetti industriali, di disegni e modelli, nonché di processi, formule e informazioni relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili (ovvero ciò che abbiamo detto essere il know-how aziendale).
Attraverso l’esercizio del Patent Box le imprese, che svolgono attività di ricerca e sviluppo, possono escludere dalla base imponibile il 50% dei redditi derivanti dall’utilizzo, anche congiunto, di determinati beni immateriali o dalla cessione degli stessi beni immateriali qualora il 90% del “ricavato” venga reinvestito nella manutenzione o nello sviluppo di altri beni immateriali prima della chiusura del secondo periodo di imposta successivo a quello nel quale si è verificata la vendita.
Una misura quindi volta ad agevolare tutte le imprese, di tutte le dimensioni, che investono nell’innovazione, che passa spesso e volentieri dalla corretta individuazione e tutela dei diritti di proprietà intellettuale, tra i quali vi rientra a pieno titolo il know-how aziendale.
Si rivela dunque essenziale per la società prendere coscienza dell’importanza che rivestono oggi giorno le informazioni riservate, da intendersi quale vero e proprio asset portante del proprio business, individuando le migliori soluzioni tecniche e contrattuali (ma anche fiscali) non solo per individuare e tutelare ma anche valorizzare e sfruttare al meglio tutto ciò che riveste un valore economicamente sfruttabile sul mercato, garantendo un vantaggio concorrenziale notevole a patto che tali informazioni siano correttamente gestite e mantenute segrete.
Avv. Marco Botteghi